La roccia bianca by Anna Hope

La roccia bianca by Anna Hope

autore:Anna Hope [Hope, Anna]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2024-08-26T12:00:00+00:00


Osuna, in Andalusia, è una piccola città al centro di una vasta pianura, a trenta miglia dal mare.

Suo padre era un nobile che viveva delle sue proprietà. La madre, invece, non l’aveva mai conosciuta: era morta nel darlo alla luce, lasciando uno spazio vuoto là dove avrebbe dovuto esserci una donna.

Aveva trascorso l’infanzia da solo, un ragazzino solitario perso in quelle stanze enormi. Non riusciva a capire se suo padre, distante e silenzioso, fosse crudele o infelice, o le due cose insieme. A volte, non troppo spesso, ma per motivi a lui incomprensibili, suo padre lo picchiava; neanche in quei casi, però, diceva una parola. Il ragazzino aveva imparato a piangere in silenzio, e poi a non piangere piú.

In casa l’unico vero rumore era quello delle pendole: ce n’era una per stanza, caricata ogni giorno da servitori il cui compito era rendersi invisibili. Tuttavia, di tanto in tanto, il ragazzino si svegliava di notte e credeva di sentire il pianto di una donna provenire dalla stanza dove sua madre era morta. Dove lui era nato. Ma la porta rimaneva chiusa.

C’erano persone pagate per sfamarlo, vestirlo e istruirlo. Sin dall’età di otto anni aveva avuto un precettore, un gesuita del posto che veniva a casa loro. Suo padre mostrava scarso interesse per la cosa e quindi il giovane sacerdote, potendo insegnargli ciò che voleva, era partito dal francese, perché se impari il francese impari il mondo, e poi, quando il ragazzo ormai se la cavava, aveva cominciato a fargli lezione solo in quella lingua: gli insegnava il greco e il latino, la botanica e la matematica. E anche la geometria, sulla base degli Elementi di Euclide. Era proprio quest’ultima materia che il giovane amava di piú. Quando risolveva un’equazione, avvertiva nel corpo una sensazione particolare, un senso di armonia, di appartenenza, come una chiave che gira senza sforzo in una serratura.

Il sacerdote era anche un astronomo dilettante. Una notte, quando il ragazzo aveva undici anni, lo aveva portato sulla terrazza, dove era sistemato un telescopio puntato sulla Via Lattea.

– Oh, – aveva esclamato lui, guardando attraverso l’obiettivo, perché era la cosa piú bella che avesse mai visto in tutta la sua vita. Vedeva le stelle come i segni di tante punture di spillo, piccoli strappi nel tessuto della notte, che svelavano la presenza di un piú luminoso mondo retrostante. – È laggiú che si trova mia madre? In quella luce dietro l’oscurità?

– Vostra madre? – Il sacerdote sembrava sorpreso. – No. Vostra madre è in paradiso.

– Non è forse quello, il paradiso? Quel chiarore dietro l’oscurità?

– Non c’è nessun chiarore dietro l’oscurità. Soltanto un’oscurità piú profonda. Ogni puntino luminoso, ogni stella che vedete, è un sole. Alcuni di dimensioni molto superiori al nostro. A volte, – aveva detto il sacerdote, – è cosí che immagino la conoscenza. Come una cosa che porta luce nell’oscurità che la circonda. Siamo tutti stelle, ed è solo quello che sappiamo a determinare con quanta intensità brilliamo.

Il sacerdote gli aveva raccontato di Galileo, di Newton, di un universo che si muoveva come un meccanismo a orologeria.



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